Archivio preunitario del Comune di Bagnone (sec. XVI - sec. XIX)
1.769 unità archivistiche collegate (totale del complesso)Archivio
Dal periodo feudale alle riforme settecentesche
Il territorio della Lunigiana, estremo lembo della Toscana, incuneato tra Emilia e Liguria, fu caratterizzato da una estrema frammentarietà; diverse dominazioni si contesero l'area nel corso dei secoli, determinando una situazione alquanto composita che trovò una sistemazione organica soltanto all'indomani dell'Unità d'Italia. All'inizio del secolo XII Alberto Malaspina, esponente della casata feudale coerede della Terra Obertenga in Toscana e contitolare della marca della Liguria orientale e della marca di Longobardia, che dall'XI secolo avevano stabilito il loro potere sui comitati di Luni, Genova e Tortona, avviò una politica di espansione nel territorio della Lunigiana, consentendo nel corso del Trecento ai propri discendenti e agli altri rami dei Malaspina di acquisire numerosi possedimenti ed affermare la propria preminenza. Nel 1221 i due rami della famiglia, rappresentati da Corrado I e Obizzino, pervennero alla divisione dei loro possessi e diritti in Lunigiana, assumendo quale linea di demarcazione delle rispettive pertinenze il corso del fiume Magra: i territori situati lungo la riva destra furono assegnati a Corrado, il quale fissò la propria residenza a Mulazzo, mentre le proprietà poste a sinistra, con l'eccezione di Villafranca, rimasta a Corrado, vennero attribuite a Obizzino, che si insediò a Filattiera. La spartizione territoriale segnò anche la ramificazione della casata: Corrado divenne capostipite dello Spino Secco e Obizzino dello Spino Fiorito. Dopo la morte di Obizzino i suoi figli si avvicendarono nel governo del territorio fino al 1275, quando si giunse alla divisione dei beni tra Alberto, figlio di Obizzino e i suoi nipoti, Francesco di Bernabò, Gabriele e Azolino di Isnardo. Alberto ottenne Filattiera e le terre nella valle del torrente Bagnone. Nacque il feudo di Filattiera, detto "Terziero" o "Terziere", in quanto costituente la terza parte dei possedimenti ereditati; i figli di Alberto, Manfredi e Nicolò I, mantennero unito il feudo. Nel 1351 i figli di Nicolò pervennero ad una nuova spartizione del Terziero. Da questa divisione si originarono i feudi di Malgrate, Treschietto, Castiglione del Terziere e Bagnone. L'eccessivo frazionamento e i ripetuti scontri tra i diversi esponenti della casata dei Malaspina segnarono l'avvio della decadenza del potere dei marchesi sul territorio lunigianese; questa situazione favorì l'espansione degli stati di Milano, di Genova e della Repubblica fiorentina, che aspiravano ad ottenere il controllo sulle importanti vie di comunicazione che attraversavano la valle del Magra. All'inizio del secolo XV la scomparsa del duca di Milano Gian Galeazzo Visconti (1402) lasciò ampio spazio di manovra alla Repubblica di Firenze, che, approfittando dell'instabilità originatasi all'interno del ducato visconteo e della incapacità dei Malaspina a far fronte al progressivo sfaldamento del loro potere nei confronti dei tentativi di ingerenza del Ducato di Milano nei loro possedimenti, ottenne la dedizione delle comunità di Albiano, Caprigliola e Stadano (1404) e la stipula di trattati di accomandigia con gli altri marchesi del Terziero. Il primo patto di accomandigia della durata di dieci anni venne contratto il 27 settembre 1404 e riconfermato negli anni successivi. Nel 1419 Firenze ottenne la dedizione di Codiponte e delle comunità comprese nel feudo di Castel dell'Aquila e nel 1430 di Fornoli e Groppofosco, ville incluse nel feudo di Castiglione. Nel 1450 la Repubblica di Firenze, succeduta nei diritti feudali al defunto marchese di Castiglione Giovan Ludovico inviò un proprio rappresentante ufficiale a Castiglione, con il titolo di capitano e stipulò capitoli di dedizione con le ville dell'ex feudo (9 settembre 1450). Si costituì il primo nucleo del Capitanato di Castiglione del Terziere, comprendente le comunità di Albiano, Caprigliola, Vinca, i comunelli compresi nella podesterie di Castiglione e Codiponte. Nel 1471 il marchese di Bagnone, Cristiano Malaspina, vendette a Firenze il proprio feudo e contemporaneamente furono stipulati capitoli di sottomissione con le comunità di Pastina e di Bagnone. Bagnone e le ville di Nezzana, Mochignano, Collesino e Compione, già comprese nell'ex feudo malaspiniano, andarono a costituire la podesteria di Bagnone e insieme a Pastina vennero incluse nelle pertinenze del Capitanato di Castiglione del Terziere. Nel marzo del 1477, alla morte del marchese Spinetta II, la comunità di Fivizzano sottoscrisse capitoli di sottomissione con la Repubblica fiorentina. Anche a Fivizzano, come era accaduto a Castiglione nel 1450, venne inviato da Firenze un ufficiale con titolo e prerogative di capitano. Alla fine del secolo XV un vasta parte della Lunigiana era entrata a far parte del distretto fiorentino. Tre erano i capitanati istituiti: Castiglione del Terziere (1450), Sarzana (1468) e Fivizzano (1477). L'estensione territoriale del Capitanato di Castiglione si accrebbe soprattutto nel corso del secolo XVI. Nel 1546 venne acquisita Rocca Sigillina, nel 1549 vennero annesse Filattiera e Gigliana, nel 1551 Corlaga e Biglio, nel 1574 Lusuolo e Riccò, nel 1578 Groppoli e nel 1617 Terrarossa. Nel 1633 venne istituito il Governo di Lunigiana e il Capitanato di Castiglione del Terziere fu unito a quello di Fivizzano. Si trattò di una riorganizzazione dell'apparato giudiziario che non determinò alcun cambiamento nell'assetto territoriale definitosi nel corso del Cinquecento. Fivizzano e Castiglione mantennero separati i propri uffici di cancelleria del tribunale. Dopo l'istituzione del Governatorato Generale di Lunigiana nel 1751, a Castiglione rimase soltanto un giudice per le cause civili; con motuproprio dell'8 marzo 1753 la sede del tribunale e della cancelleria furono trasferite a Bagnone.
Dalle riforme settecentesche alla dominazione francese
Le riforme attuate da Pietro Leopoldo nella seconda metà del Settecento comportarono una ridefinizione dell'apparato amministrativo, giudiziario e territoriale del Granducato. La legge del Compartimento Provinciale del 30 settembre 1772 sancì la soppressione del Governo di Lunigiana e determinò la creazione dei tre vicariati di Fivizzano, Pontremoli, Bagnone e delle due podesterie di Calice e Albiano. La circoscrizione del Vicariato di Bagnone dal 1772 continuò ad essere costituita dai comunelli di Cassolana, Grecciola, Corvarola, Pieve dei SS. Ippolito e Cassiano, Fornoli compresi nella podesteria1 di Castiglione del Terziere, di Nezzana, Mochignano, Compione, Collesino, inclusi nella podesteria di Bagnone, di Codiponte, Cascina, Equi, Aiola, Monzone, Sercognano, Alebbio, Prato, componenti la podesteria di Codiponte e dalle comunità di Corlaga, Pastina, Lusana, Filattiera, Gigliana, Rocca Sigillina, Groppoli, Lusuolo, Riccò, Caprigliola, Albiano, Terrarossa e Vinca. Dal 1569 si era insediato a Castiglione del Terziere un cancelliere fermo, nominato dall'Ufficio dei Nove Conservatori in qualità di attuario inviato dal centro per controllare le comunità e le magistrature periferiche, coordinarne l'attività e conservarne gli atti. La riforma comunitativa del 1777 determinò la creazione delle comunità di Bagnone, Albiano, Terrarossa e Groppoli e la variazione della struttura della cancelleria. Il territorio della podesteria di Calice entrò nelle pertinenze della cancelleria di Bagnone e i comunelli inclusi nella soppressa podesteria di Codiponte, insieme alla comunità di Vinca, furono trasferiti nella nuova comunità di Fivizzano e alle dipendenze del cancelliere del luogo. Filattiera, compresa in un primo tempo nella nuova comunità di Bagnone, fu eretta nel 1786 a comunità autonoma, continuando ad essere servita dal cancelliere di Bagnone. Nell'ultimo decennio del Settecento l'ingresso degli eserciti francesi in Italia creò una situazione di notevole instabilità politica, che comportò la definizione di un nuovo assetto dell'intero territorio granducale.
La dominazione francese
Dopo la parentesi del Regno di Etruria (1801−1807), il territorio toscano venne annesso all'Impero francese e diviso in tre dipartimenti: Arno, Ombrone e Mediterraneo. Le comunità della Lunigiana ex granducale furono incluse nel dipartimento del Mediterraneo. Questa sistemazione territoriale apparve fin da subito svantaggiosa per le comunità lunigianesi, vista la notevole distanza che separava i centri della val di Magra da Livorno, capoluogo del dipartimento. Con Decreto Imperiale del 9 giugno 1808 i territori di Bagnone, Fivizzano e Pontremoli vennero staccati dal Dipartimento del Mediterraneo e inclusi in quello degli Appennini, con capoluogo Chiavari. Con decreto del 24 marzo 1809 fu istituito il circondario di sottoprefettura di Pontremoli, comprendente i cantoni di Borgotaro, Compiano, Berceto, gli ex vicariati di Pontremoli e Bagnone, da cui, in virtù dello stesso decreto vennero staccate le comunità di Calice e Albiano, aggregate, con Fivizzano, al circondario di Sarzana nel dipartimento degli Appennini. La Lunigiana feudale passò sotto il controllo francese dal 1797. Inclusa nel dipartimento delle Alpi Apuane, fu divisa nei quattro distretti − ridotti a due nel 1799 − di Fosdinovo, Villafranca, Aulla e Tresana, comprendenti le municipalità di Mulazzo, Tresana, Villafranca, Aulla, Licciana e Fosdinovo. Dal 1804 venne compresa nelle pertinenze del Regno Italico e nel 1806 fu aggregata al dipartimento del Crostolo, con capoluogo Reggio Emilia. In ottemperanza a quanto stabilito nel decreto imperiale del 5 agosto 1811 vennero fissati i confini tra regno italico e impero francese e i territori della Lunigiana ex feudale si trovarono riuniti all'impero francese ed aggregati al dipartimento degli Appennini. Con decreto prefettizio del marzo 1812 i comuni di Treschietto, Villafranca, Mulazzo, Tresana, Caprio e Zeri vennero aggregati al circondario di Pontremoli. In seguito a questo provvedimento vennero ridisegnate le circoscrizioni territoriali dei cantoni compresi nel suddetto circondario. Vennero staccati dal cantone di Bagnone i territori di Terrarossa, Fornoli e Merizzo, uniti a quello di Aulla, Biglio, Rocca Sigillina, Cavallana, Lusignana, Gigliana, aggregati a quello di Pontremoli, Groppoli, Canossa, Riccò, Lusuolo, uniti al cantone di Mulazzo. Il cantone di Bagnone acquisì i comuni di Villafranca, Filetto, Virgoletta, Malgrate, Mocrone, Vico, Iera, Treschietto, Orturano. In seguito alla caduta del governo francese, si assistette ad una generale riorganizzazione della Lunigiana.
La Restaurazione
In base a quanto disposto negli artt. 98−102 dell'Atto finale del Congresso di Vienna (9 giugno 1815) vennero restituiti al Granduca di Toscana Ferdinando III i territori già appartenuti a Firenze. Furono ripristinati gli ordinamenti preesistenti e ricostituite le cancellerie di Pontremoli (con le comunità di Zeri, Calice, Caprio), di Bagnone (comprendente Filattiera, Groppoli, Lusuolo, Terrarossa, Riccò, Albiano) e Fivizzano (con Fivizzano e Casola). I territori degli ex feudi imperiali di Villafranca, Mulazzo, Castevoli, Licciana, Tresana, Treschietto Fosdinovo, Podenzana e Aulla furono assegnati all'arciduchessa di Modena e Reggio Maria Beatrice d'Este−Cybo, che nel dicembre del 1815 li cedette al figlio Francesco IV. Si costituì la provincia della Lunigiana estense. Il territorio lunigianese si trovò in una situazione estremamente frammentata, tanto che si rese necessario un accordo tra i diversi governanti per attuare un ordinamento più razionale.
Il periodo parmense
Il 28 novembre 1844 i governi del Granducato di Toscana, del Ducato di Modena e Reggio e il Ducato di Lucca stipularono a Firenze un trattato "segreto", con il quale si decretò che, alla morte di Maria Luigia d'Austria, duchessa di Parma, la Lunigiana avrebbe subito un nuovo assetto territoriale. I possessi granducali di Pontremoli, Caprio, Zeri, Calice, Bagnone, Filattiera, Groppoli, Lusuolo, Terrarossa, Riccò ed Albiano sarebbero passati a Carlo Lodovico, futuro Duca di Parma, che a sua volta, cedendo Calice, Terrarossa, Riccò ed Albiano al Duca di Modena, da questi riceveva in permuta i territori di Villafranca, Mulazzo, Castevoli e Treschietto. La duchessa Maria Luigia morì nel 1847 e si dette così avvio alla dinamica degli scambi precedentemente stabiliti. Nel gennaio del 1848, con l'arrivo a Pontremoli di un commissario straordinario, venne costituita la "Lunigiana Parmense", comprendente i territori dell'alta val di Magra; la bassa Lunigiana, da Aulla a Massa, rimase al duca di Modena e costituì la nuova provincia Estense. I popoli dell'alta Lunigiana si opposero strenuamente al regime parmense e i comitati comunali, approfittando della confusione politica che si era venuta a creare dopo la dichiarazione di guerra del Piemonte all'Austria, diedero vita ad un Governo Provvisorio, con sede a Pontremoli. Il 12 maggio 1848 fu decretata l'annessione della Lunigiana Parmense al Granducato di Toscana. Nella primavera del 1849, quando le sorti della Ia guerra d'indipendenza volsero a favore dell'Austria, Carlo Lodovico di Borbone, principe ad essa alleato, venne riportato sul trono e la ex Lunigiana Parmense venne nuovamente aggregata al Ducato di Parma, con la denominazione di Provincia di Pontremoli. La provincia, il cui capoluogo venne stabilito a Pontremoli, era divisa in sei comuni, comprendenti ciascuno una serie di comunelli: Bagnone, Filattiera, Mulazzo, Pontremoli, Villafranca, Zeri. Bagnone divenne anche sede di una esattoria per la riscossione delle imposte. Nel 1854 il duca di Parma Carlo III venne assassinato e la moglie Maria Luisa resse il potere in nome del figlio minorenne. Nel maggio del 1859 si insediò a Pontremoli un governo provvisorio, che chiese il distacco della "provincia di Lunigiana" dal ducato di Parma e l'annessione al Piemonte. Con decreto di Vittorio Emanuele II del 15 giugno 1859 venne istituito il governo provvisorio delle Province Parmensi, comprendente tutta la Lunigiana. Dopo l'armistizio di Villafranca (11 luglio) si decretò che nei ducati di Toscana, Modena e Parma fossero restaurati i precedenti regnanti, tuttavia i governi provvisori non accettarono queste disposizioni e rimasero in carica, chiedendo nuovamente l'annessione al Piemonte. Il 4 settembre 1859 si tennero le elezioni dei rappresentanti del governo provvisorio delle Province Parmensi e nel dicembre si pervenne ad una riorganizzazione della Lunigiana, con la costituzione della provincia di Massa−Carrara, comprendente la Lunigiana estense e parmense e la Garfagnana (dal 1860). Pontremoli divenne capoluogo di un circondario che includeva i comuni di Zeri, Filattiera, Bagnone, Mulazzo e Villafranca. In seguito al risultato del plebiscito dell'11 marzo 1860, la provincia di Massa−Carrara fu annessa al Regno Sardo, che l'anno successivo divenne Regno d'Italia.
Storia archivistica:
L’archivio preunitario del comune di Bagnone
La sezione preunitaria dell’archivio comunale di Bagnone è costituita da diversi fondi documentari relativi ad un’area territoriale più estesa di quella attualmente delimitata dai confini municipali. La ricchezza e la varietà di fondi di questo archivio sono dovute al fatto che Bagnone fu sede di una cancelleria. Nella seconda metà del Cinquecento, contestualmente alla istituzione del magistrato dei Nove conservatori del dominio e della giurisdizione fiorentina, si venne articolando la rete delle cancellerie comunitative, uffici periferici creati allo scopo di esercitare un controllo diretto sull’attività amministrativa ed economica delle comunità locali. Ai cancellieri comunitativi, nominati dai Nove conservatori fino alla prima metà del Settecento e successivamente dalla Camera di soprintendenza comunitativa, fu assegnato il compito di intervenire negli affari delle magistrature attive nella loro circoscrizione. Questi funzionari statali redigevano le deliberazioni, predisponevano i registri contabili, rogavano i contratti, vigilavano sul rispetto della legislazione vigente, statale e locale (sintetizzata negli statuti), intrattenevano i rapporti con gli uffici centrali per conto delle comunità ed erano tenuti a conservare e tutelare le carte frutto dell’attività della cancelleria e delle magistrature comunali e luoghi pii, sottoposti al loro controllo. Per circa tre secoli gli atti di enti e comunità confluirono nelle sedi delle cancellerie, dando luogo ad un processo di trasmissione e sedimentazione documentaria, con la conseguente creazione di archivi di concentrazione. Attraverso il carteggio dei cancellieri e gli inventari si è cercato di ricostruire le vicende storiche che hanno portato l’archivio preunitario del comune di Bagnone ad assumere la struttura attuale. La prima sede della cancelleria di Bagnone fu dislocata a Castiglione del Terziere, dove già dalla metà del secolo XV risiedeva il capitano di giustizia. Soltanto a partire dal 1753 gli uffici giudiziari e amministrativi furono trasferiti a Bagnone. Il primo inventario sommario delle scritture conservate nella cancelleria risale al 1576 ed è quello compilato dal notaio Leone Villani da Pontremoli nel momento del passaggio di consegne da parte del suo predecessore Ser Bartolomeo Ansaldi. Conformemente a quanto stabilito dal Magistrato dei Nove Conservatori del Dominio e della giurisdizione fiorentina al primo punto delle istruzioni date nel 1569 al cancelliere Ser Giusto Vezzoni da Pietrasanta, Ser Leone Villani trascrisse puntualmente nel registro di deliberazioni del capitanato l’elenco dei libri tanto di estimi quanto di partiti di saldi di ragione et altre scritture che il funzionario uscente gli consegnava insieme alla chiave della sede della cancelleria e a tutti i beni mobili in essa contenuti. In questo periodo il cancelliere comunitativo aveva competenza sul vasto territorio del capitanato di Castiglione del Terziere. Le notizie archivistiche che emergono dalla lettura di questa descrizione forniscono indicazioni relative alla quantità, alla tipologia e al condizionamento degli atti, tanto di natura amministrativa quanto giuridica. Dalla relazione inviata nel 1746 dal cancelliere Ragazzini, in risposta all’inchiesta diramata dall’auditore della Consulta Pompeo Neri, emergono indicazioni più dettagliate sulla tipologia dei documenti e lo stato di conservazione dell’archivio. Nella seconda metà del Settecento le riforme leopoldine ridefinirono l’assetto amministrativo e giudiziario del territorio granducale e riformularono compiti e funzioni di cancellieri e giusdicenti. I cancellieri continuarono ad avere l’obbligo di conservare e mantenere in ordine le carte attestanti la loro attività amministrativa e quella delle istituzioni comprese nelle circoscrizioni poste sotto il loro controllo e divennero inoltre responsabili della tenuta dei documenti giudiziari non più correnti, in quanto dal 1773 venne imposto ai giusdicenti l’obbligo di versare in cancelleria gli atti mantenuti fino a quella data presso i loro uffici. La ristrutturazione comunitativa del 1777, per quanto riguarda l’archivio della cancelleria di Bagnone, comportò un primo trasferimento di documenti alla cancelleria di Fivizzano. Si dovette tuttavia attendere il 1781 per conoscere nuovamente la condizione archivistica della cancelleria di Bagnone, quando il cancelliere di sindacato, Matteo Quartieri, compilò un inventario di tutti i libri documenti e scritture ricevuti in consegna per consegnarsi secondo gli ordini al Signor Cancelliere successore che si conservavano nell’Archivio Pubblico di Bagnone. Questa descrizione degli atti fotografa la collocazione fisica e il numero dei documenti disposti sugli scaffali sistemati nelle stanze destinate ad ospitare l’archivio. Di estremo interesse risulta la segnalazione della presenza di una serie di statuti nessuno dei quali è conservato attualmente nell’archivio comunale. Dalla lettura di questo inventario si accerta la presenza di atti civili a partire dal 1487 e atti criminali dal 1502. Le difficoltà di comunicazione che da sempre avevano costituito ostacolo e al tempo stesso difesa per le comunità lunigianesi, sollecitarono la presa di coscienza di questo limite da parte della comunità di Albiano che, proprio a causa della malagevolezza di collegamento che la distanza tra Bagnone e il suo territorio interponeva al buon andamento dell’attività amministrativa, avanzò la richiesta di tenere presso di sé, nella residenza del podestà, le proprie carte; la richiesta venne approvata con rescritto sovrano nel 1783 e questo coincise con il trasferimento soltanto fisico dei documenti, dal momento che il cancelliere di Bagnone continuava a detenere la responsabilità di questi e di quelli che successivamente sarebbero stati prodotti. Si venne così a creare una sorta di “sezione distaccata” dell’archivio della cancelleria di Bagnone, ma con funzione di mero deposito di materiale documentario prodotto nella cancelleria di Bagnone, la quale continuò ad avere un’unica sede a Bagnone. In occasione del sindacato triennale del cancelliere del 1784 Matteo Quartieri predispose un nuovo inventario improntato sulla traccia di quello elaborato nel 1781, che, pur rimanendo molto sommario, rappresentò in maniera più analitica il numero e la tipologia di carte conservate nell’archivio. Ulteriori notizie sulla consistenza e disposizione degli atti nelle stanze della cancelleria si ricavano dagli inventari di sindacato compilati negli anni 1787, 1804, 1807. La ridefinizione dell’organizzazione amministrativa e territoriale apportata in Toscana negli anni della dominazione francese determinò un secondo smembramento dell’archivio. La cancelleria venne abolita e le singole municipalità entrarono in possesso delle proprie carte, supporto per l’attività delle nuove istituzioni. Gli inventari redatti tra il 1809 e il 1814 permettono di seguire il percorso seguito dai vari nuclei documentari. Negli anni fra il 1809 e il 1813 vennero estrapolati dall’archivio di Bagnone gli atti riguardanti Terrarossa (agosto 1809), Albiano (giugno 1809), Groppoli (agosto 1809), Lusuolo e Riccò, annesse a Groppoli (giugno 1811) e Filattiera (gennaio 1813) per essere destinati ai rispettivi comuni mairies). Anche la cancelleria di Bagnone riprese la propria attività nel territorio della sua circoscrizione, che tornò ad essere quella definita durante il periodo leopoldino. l ripristino delle precedenti magistrature comportò l’avvio di una fase di riaggregazione delle carte. Nella sede dell’archivio della cancelleria di Bagnone riconfluirono i documenti di Filattiera, Groppoli, Terrarossa, con la sola eccezione di Albiano, che pur nuovamente compresa nella restaurata cancelleria di Bagnone, richiese nel 1843 la presenza di un ministro di cancelleria e fu servita, anche se temporaneamente, dell’aiuto cancelliere di Bagnone. A differenza di quanto era accaduto nel 1783, ora Albiano chiedeva che i documenti fossero prodotti e conservati in loco da un proprio ufficiale preposto a questa attività, divenendo la dimora del podestà la sede di una vera e propria sezione distaccata dell’archivio, non solo un mero deposito documentario. Grazie agli inventari compilati con sempre maggiore frequenza in occasione del sindacato triennale dei cancellieri, riusciamo ancora oggi a verificare l’organizzazione dell’archivio della cancelleria fino agli anni ‘40 dell’Ottocento, quando vennero effettuate consistenti operazioni di riordino e di inventariazione del cospicuo materiale documentario. A partire dal 1825, anno in cui fu istituita una sede di ingegnere di circondario anche a Bagnone, nell’archivio della cancelleria confluirono le carte concernenti questo territorio e relative a opere e affari ancora in corso, prodotte dall’ingegnere di circondario che, a partire dal 1820, era stato stabilito in unica sede a Pontremoli. La Camera di Soprintendenza comunitativa di Pisa, a cui erano state aggregate le comunità lunigianesi nel 1825, nel novembre del 1840 inviò una ministeriale al cancelliere, con cui lo esortava a sistemare l’archivio e a redigere il relativo inventario: il cancelliere si sarebbe dovuto occupare delle carte amministrative, mentre il nucleo delle carte giudiziarie sarebbe stato affidato all’aiuto cancelliere Cortesini. Termine ultimo per il completamento dei lavori venne fissato il dicembre successivo. In questa occasione vennero redatti due inventari, per le carte amministrative e per le carte giudiziarie. Nel 1843 la Camera di Sovrintendenza tornò nuovamente a ribadire la necessità di approntare rettifiche alla nomenclatura delle filze e delle carte, per facilitarne il ritrovamento, segno che i precedenti inventari non erano stati approntati in maniera adeguata. Il 19 giugno la Camera di Sovrintendenza comunitativa di Pisa inviava una ministeriale con cui autorizzava il cancelliere a dare alle carte esistenti nell’archivio l’ordine che riteneva più consono al facile ritrovamento degli affari e a riportare le variazioni ritenute necessarie, fatta salva l’approvazione del gonfaloniere. Nel 1845 si pervenne alla redazione di un nuovo inventario, su cui sono state esemplare le successive descrizioni dell’archivio. Il trattato segreto di Firenze del 1844 e la devoluzione di Lucca al Granducato, diedero avvio ad un processo di revisioni territoriali che portarono nella primavera del 1849 alla aggregazione delle comunità comprese nella cancelleria di Bagnone al Ducato di Parma. Lo smembramento dell’archivio questa volta fu definitivo. I mesi immediatamente successivi alla costituzione della provincia di Pontremoli segnarono un vorticoso passaggio di carte tra le diverse zone della Lunigiana. L’archivio di Bagnone divenne il centro di un articolato e complesso movimento di documenti che vide coinvolte numerose comunità. A Mulazzo andarono le carte di Groppoli e Lusuolo (24 settembre 1849) dove sono ancora oggi conservate, le carte di Terrarossa furono acquisite da Villafranca (14 luglio e 3 settembre 1849), il cui archivio comunale subì gravi danneggiamenti durante la seconda guerra mondiale. Le carte di Albiano, trasferite dalla cancelleria di Bagnone in momenti diversi (12 gennaio 1845, 31 dicembre 1846, 20 agosto 1849 e 21 aprile 1852) furono aggregate all’archivio storico del comune di Aulla, a seguito della soppressione del comune di Albiano. Il comune di Bagnone acquisì le carte provenienti dall’ex feudo imperiale di Treschietto (28 giugno e 11 luglio 1849). Gli estimi e i catasti furono inviati nel 1865 a Pontremoli, in esecuzione alle leggi statali che prevedevano il trasferimento dei materiali catastali alle agenzie di imposte dirette. Da lì furono successivamente trasferiti all’archivio di Stato di Massa, dove sono tuttora conservati.
Nota dell'archivista:
Ogni fondo individuato è seguito dall’indicazione degli estremi cronologici delle unità archivistiche. Per la descrizione delle singole unità archivistiche sono stati adottati i seguenti criteri:
- le date dei documenti redatti prima del 1750 sono state riportate allo stile moderno;
- nell’indicazione delle unità è stato riportato, ove possibile, il titolo originale in carattere corsivo, integrandolo quando era necessario;
- per i documenti di cancellieri comunitativi, gonfalonieri, camarlinghi sono state riportate, oltre alle date delle singole unità, anche quelle relative alla durata del mandato dei diversi ufficiali, poste accanto ai loro nomi;
- i dati desunti sono stati posti tra parentesi quadre;
- per ciascuna unità sono stati indicati il condizionamento esterno e il numero delle carte/pagine. Quando l’indicazione non compare si deve intendere che le carte non sono numerate;
- le unità sono state numerate progressivamente e accanto alla numerazione attuale sono state riportate le segnature precedenti, desunte dai dorsi delle unità stesse.
Nella descrizione delle unità archivistiche e nelle note al testo sono state usate le seguenti abbreviazioni:
- c., cc. = carta, -e
- cfr. = confronta
- c. s. = come sopra
- p., pp. = pagina, -e
- r. = recto
- v. = verso
- reg., regg. = registro, -i
- s. d. = sine data
- ACB = Archivio Storico Comune di Bagnone
- ASF = Archivio di Stato di Firenze
- ASMs = Archivio di Stato di Massa
Tipologia: inventario analitico
a cura di Monica Armanetti
patrocinio: Comune di Bagnone
Pubblicazione: inedito, documento ad uso interno
Descrizione fisica: pp. 210
Codifica:
Monica Armanetti, gennaio 2014 – gennaio 2015; ottobre 2015
Paolo Santoboni, revisione, febbraio 2015; novembre 2015
Federica Frongia, inserimento dati, novembre 2022
Soggetti conservatori
Soggetti produttori
- Comunità di Castiglione del Terziere sec. XIV - 1777
- Comunità di Cassolana sec. XIV - 1777
- Comunità di Corvarola sec. XIV - 1777
- Comunità di Grecciola sec. XIV - 1777
- Comunità di Pieve dei SS. Ippolito e Cassiano sec. XIV - 1777
- Comunità di Bagnone sec. XIV - 1777
- Comunità di Collesino sec. XIV - 1777
- Comunità di Compione sec. XIV - 1777
- Comunità di Mochignano sec. XIV - 1777
- Comunità di Nezzana sec. XIV - 1777
- Comunità di Casciana sec. XIV - 1777
- Comunità di Alebbio sec. XIV - 1777
- Comunità di Corlaga sec. XIV - 1777
- Capitanato di Castiglione del Terziere sec. XV - 1777
- Comunità di Lusana sec. XIV - 1777
- Comunità di Pastina sec. XIV - 1777
- Comunità di Gigliana sec. XIV - 1777
- Comunità di Rocca Sigillina sec. XIV - 1777
- Comunità di Groppoli sec. XIV - 1777
- Comunità di Lusuolo sec. XIV - 1777
- Comunità di Terrarossa sec. XV - 1777
- Comunità di Bagnone 1777 - 1808
- Mairie di Bagnone 1808 - 1814
- Comunità di Bagnone 1814 - 1849
- Cancelleria comunitativa di Bagnone sec. XV - 1808
- Cancelleria comunitativa di Bagnone 1814 - 1849
- Ingegnere del circondario di Bagnone 1838 - 1849
- Comunità di Treschietto sec. XIV - 1806
- Mairie di Treschietto 1805 - 1814
- Comunità di Treschietto 1814 - 1849
- Comune di Bagnone 1849 - 1859
- Capitanato di Castiglione del Terziere sec. XV - 1633
- Vicariato di Bagnone 1772 - 1808
- Vicariato di Groppoli 1772 - 1793
- Vicariato di Terrarossa 1772 - 1785
- Giudicatura di pace di Bagnone 1808 - 1814
Compilatori
- Prima redazione: Monica Armanetti (Archivista)
- Revisione: Paolo Santoboni (Funzionario archivista)
- Inserimento dati: Federica Frongia (Schedatrice)
Link risorsa: http://archivista.archiwebmassacarrara.com:8001/fonds/565